SEZIONE DI
TREVISO
Recupero della Trincea
La trincea del Boccaor è stata
una delle zone di massima resistenza in seconda linea. Zona
cruciale per l’affluenza dei rincalzi serviva anche a far
transitare verso le prime linee i viveri ed i rifornimenti di
munizioni.
Il lavoro di recupero di questo
bellissimo scorcio di storia è iniziato nel 2009, grazie al
supporto di tanti altri amici alpini.
I lavori continuano
caparbiamente ogni estate, in ogni periodo nuove scoperte e nuove
emozioni danno la forza ai volontari, che lavorano
instancabilmente, di continuare con badie e piccone il lavoro di
scavo e ai più bravi di sistemare e rifare i muri a
secco.
Cunicoli, gallerie,
appostamenti, belvedere, ogni passo racchiude un momento di storia,
ogni sguardo punta in un passato fatto di battaglie verso il nemico
e grandi amicizie all’interno della trincea.
Possiamo solo immaginare cosa
provavano i nostri Alpini durante gli inverni al freddo, le dure
estati al caldo con scarse riserve d’acqua, gli autunni nebbiosi e
le primavere piovose. Al fine di onorare i sacrifici da loro
compiuti cerchiamo di dare lustro a quei luoghi di
eroismo.
La Trincea
Il comandante di compagnia e i comandanti di plotone stabilivano il
tracciato della linea, le opere di fiancheggiamento e gli ostacoli,
il profilo dei ripari, la distanza e il numero delle traverse e
altre opere complementari; infine indicavano l'andamento dei
camminamenti.
La trincea doveva adattarsi al terreno, seguendo un andamento
irregolare, in linea retta per ottenere il fiancheggiamento, cioè
poter colpire la posizione nemica di fianco, nel senso della sua
maggior lunghezza. Il percorso non doveva, quindi, avere punti con
angoli troppo acuti. Le sporgenze lungo il percorso della trincea
erano postazioni per le mitragliatrici o piccoli mortai per un tiro
di "fiancheggiamento assoluto". Su molte trincee si può ancora
scorgere la traccia dello scalino che serviva ai soldati per
appoggiarsi per il tiro radente. Talvolta sul gradino si teneva
pronto uno scudo d'acciaio da mettere a posto sul parapetto per
riparare il tiratore.
La larghezza della trincea non doveva essere più larga di quanto
occorreva al soldato in completo assetto per passare senza
difficoltà.
Ogni 20-30 metri veniva scavata nella parete una nicchia dove i
soldati potevano scansarsi per non intralciare il trascporto dei
feriti. Per ripararsi dalla pioggia, dal vento e dalla neve, si
adoperavano tavole rivestite di carta catramata, poi ricoperte di
terra e sistemate in modo da poterle togliere con rapidità. Ad ogni
tratto di 10 metri coperto, doveva seguirne uno di 20 metri
scoperto. Per tenere asciutta la trincea, si provvedeva allo sfogo
dell'acqua con piccoli canali in lieve ma continua pendenza. Le
norme del comando della Quarta Armata indicavano che i ricoveri
fossero scavati nelle scarpate di trincea con l'entrata mai rivolta
al nemico e ad una certa profondità sotto il
parapetto.
La scarpata interna della trincea, che doveva essere molto ripida,
era rivestita con tavole, graticci, reti metalliche e
pali.
A 30 metri dalla trincea venivano infine posti degli ostacoli: i
reticolati erano i più efficaci. Per non danneggiare o impedire il
tiro, i reticolati erano disposti all'altezza di circa un metro,
fissati su paletti con filo di ferro poco teso e non troppo
intrecciato. Se la vicinanza dei nemici impediva di costruire un
reticolato efficiente, si gettavano durante la notte, davanti alle
trincee, dei cavalli di Frisia ancorati tra loro. Venivano
preparati anche campi minati con speciali granate munite di
spoletta a frizione, fissate su appositi paletti per evitare di
rovinare gli ostacoli.
materiale proveniente da Wikipedia.it